da un po' di tempo durante la giornata mi viene da pensare al fatto che la sinistra vuole "armonizzare" la tassazione sulle rendite finanziare, perché, secondo loro, investire in borsa non costa fatica ed usano sempre questa espressione: "giocare in borsa".
Sicché, noi tutti, soprattutto dopo che con la riforma delle pensioni ognuno può amministrarsi il TFR come vuole, prendiamo i nostri soldi e li giochiamo come alla roulette e come per ogni gioco d'azzardo (come praticamente il !gratta e vinci") lo stato mette una tassa.
Chi dice ciò mi sa che ha competenze dei mercati finanziari come Homer Simpson ne ha della centrale nucleare dove lavora.
Il vero problema è un altro, non si vuole riconoscere che quello di investire in borsa è, in realtà, un doppio lavoro che porta via tempo, molto tempo se lo si vuole fare con profitto a breve termine (15 - 20 giorni). Anche chi investe a lungo termine, tuttavia, deve mantenersi costantemente informato sui fondamentali di una azienda e guardare, quantomeno, la media del valore del titolo nell'arco dei 200 giorni. Prima di intraprendere questo discorso più tecnico cmq, vorrei farvi riflettere su di un fatto: un paio di mesi fa, seguendo le indicazioni di mio padre che è un patito delle obbligazioni, perché non ama troppo faticare come me con le azioni, volevo acquistare delle obbligazioni in TRY (la moneta turca, per i non addetti ai lavori) che mediamente hanno una cedola del 14% e l'ultima cedola, se il titolo lo si compra sotto alla pari, mediamente da un rendimento del 17%. Orbene, per acquistare questi titoli, solo questi in lira turca, le banche chiedono un capitale da investire che varia, a seconda della banca a cui ci si rivolge, dai 10000 ai 25000 euro.
Siccome 2 + 2 fa sempre 4, ho fatto delle ricerche che hanno confermato una mia tesi: le banche chiedono cifre così elevate, perché, soprattutto queste, sono operazioni che vanno in conflitto di interessi con le banche medesime e, quindi, per porre un freno, impongono somme da investire così elevate. In poche parole, le banche, che non sono stupide, sono bene al corrente delle condizioni di una nazione, la Turchia, e investono i loro capitali in bond (obbligazioni) turchi guadagnando il 14% all'anno e, allo stesso tempo, sconsigliano ai propri clienti l'investimento nelle obbligazioni succitate.
Dovete sapere, poi, che i soldi che investono non solo soldi della banca, ma sono, praticamente i soldi nostri. Per avere un esempio concreto e recente prendiamo BNP Paribas, che non poteva restituire contemporaneamente tutti i soldi ai clienti che avevano investito nei suoi fondi. Cosa sarebbe accaduto, infatti, se avesse fatto ciò? Semplice, sarebbe fallita.
Un importante premessa al ragionamento che segue è che i soldi che noi depositiamo in banca diventano a tutti gli effetti soldi della banca e noi, clienti, abbiamo solo diritto al loro utilizzo. E' un po', insomma, lo stesso meccanismo di un prestanome: voi affidate i vostri soldi, ad esempio, ad una società la quale diventa nominalmente proprietaria di questi, ma voi, ne esercitate il diritto di utilizzo. Cioè se depositate 10000 € avete diritto, se vi servono, a chiederne, ad esempio, 1000. Solo che mentre il prestanome vi permette anche di evadere le tasse, quando abbiamo i soldi in banca alla fine le tasse le dobbiamo pagare.
Dovete sapere che in informatica, nel campo dei Sistemi Operativi, esiste un algoritmo che permette di assegnare le risorse del calcolatore, come la RAM, a più programmi che si chiama proprio "algoritmo del banchiere". Fate finta, insomma, che i soldi sono la RAM del vostro computer. L'algoritmo non fa altro che chiedere preventivamente a tutti i programmi che necessitano della RAM di quanta RAM hanno bisogno. Se tutte le richieste a cascata possono essere effettuate allora assegna la RAM al programma che ne ha fatto richiesta altrimenti no.
Ora, come vedete, si presuppone che ogni processo, nel nostro caso sarebbero i clienti, dichiari a priori il quantitativo di risorsa che necessita (nel nostro caso i soldi). Chiaramente questo nella realtà non è proprio possibile.
Ne deriva, quindi, che noi clienti dovremmo sapere a che tipo di rischio la banca va incontro con gli investimenti che fa perché i soldi che investe sono i nostri. E, invece, questo a noi non è dato saperlo e in più non abbiamo diritto nemmeno a degli interessi sul capitale che siano proporzionali al guadagno che la banca ottiene.
Mi spiego meglio: se la banca dagli investimenti che fa, in un anno, ottiene il 14%, a logica ai clienti, che sono dei veri e propri investitori della banca, dovrebbe spettare il 14% anche a loro e invece no!
Quindi, i rischi ce li assumiamo noi clienti, ma il guadagno se lo pappano tutto loro.
Detto questo, torno al discorso iniziale: investire in borsa è un doppio lavoro. Quest'estate sono stato anche più di 6 ore di fronte al computer per rintracciare notizie su aziende, titoli e cercare un potenziale settore trainante come lo è stato l'informatica in questi anni (vedi l'IBM, la Microsoft, l'Apple, Google, ecc.). Per farlo ho letto un sacco di materiale a riguardo su Internet e in più ho comprato dei libri sull'argomento che mi sono stati d'aiuto e posso assicurarvi che non è stata affatto una passeggiata.
Gli unici, perciò, che giocano, ricordatevelo, con i vostri soldi sono le banche e alcuni gestori di fondi senza etica che fanno più operazioni del necessario facendovele pagare (e quindi guadagnandoci di più loro) e che anche se voi perdete tutto continuano ad avere il loro guadagno intatto.
Meditate gente, meditate!
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